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L’Addio di Piccioli a Valentino: un Mic Drop nella moda

Quando anche le leggende decidono di far

di Angelica Eruli
3 min

Pierpaolo Piccioli ha deciso di lasciare Valentino, dimostrando che, alla fine, anche l’ultimo dei Mohicani deve cedere il passo alla legge di mercato. Era rimasto lì, saldo come una roccia in mezzo a un fiume in piena, insieme al caro Giorgio Armani, in quello che sembrava un atto di pura e disinteressata dedizione verso la propria maison. Chi avrebbe mai detto che anche lui, come un comune mortale, avrebbe deciso di voltare pagina?

L’audacia cromatica di Pierpaolo Piccioli

In un mondo dove la costanza è un lusso e la coerenza un’utopia, Pierpaolo Piccioli ha navigato le tumultuose acque della moda con la grazia di un cigno su uno stagno di cristallo. Il suo percorso in Valentino? Un’epopea degna di essere raccontata con il pathos di un’opera verdiana, dove ogni collezione è stata un atto e ogni sfilata un’aria capace di far tremare i cuori più duri.

Il suo ingresso in Valentino ha segnato l’inizio di una nuova era: con Maria Grazia Chiuri, formò una coppia creativa talmente in sintonia da far pensare che non si sarebbero mai lasciati. Insieme, hanno riscritto le regole dell’eleganza, trasformando la maison in un tempio di grazia e femminilità. E poi, come in ogni grande tragedia greca, venne la separazione: Maria Grazia lasciò per Dior, e Pierpaolo rimase solo al timone, sfidando i venti capricciosi della moda.

Sotto la sua guida solitaria, Valentino non solo ha continuato a prosperare ma ha raggiunto vette mai viste, con collezioni che hanno lasciato il segno nella storia della moda come impronte sulla sabbia del tempo. Il momento più alto, forse, della sua carriera in Valentino, è stato proprio il rebranding cromatico, sostituendo il leggendario Rosso Valentino con il Fucsia. Una mossa così audace che difficilmente può essere ridotta ad un cambio di palette, ma un cambiamento che sfidava ogni dogma della maison, una dichiarazione di indipendenza dall’eredità del passato, un manifesto che proclamava: “Io sono Pierpaolo, guardate cosa posso fare”.

Attraverso le sue collezioni, Pierpaolo ha tessuto delle vere e proprie poesie visive che hanno raccontato storie di amore, bellezza e resistenza, facendo dell’alta moda un veicolo di narrazione tanto potente, quanto iconico. Ogni abito, ogni dettaglio, ogni scelta cromatica era un verso in questa poesia, un canto che elevava l’anima al di sopra della banalità del quotidiano.

Proprio nel momento di massimo splendore è arrivato il colpo di scena. In un gesto che ha dell’eroico, Pierpaolo ha deciso di lasciare il palcoscenico al culmine della sua gloria, forse in cerca di nuove terre da esplorare, di nuovi mari da solcare. Lascia dietro di sé un’eredità di bellezza incommensurabile, un marchio indelebile nella storia della moda.

I numeri di Valentino al momento del mic drop di Piccoli

I numeri parlano chiaro e dimostrano il successo straordinario di Valentino sotto la guida di Piccioli: nel 2022, il brand ha registrato ricavi per 1,4 miliardi di euro, un traguardo notevole che riflette la forza e l’attrattiva del suo universo creativo. Grazie alla visione di Piccioli, riconosciuto universalmente come uno dei talenti creativi più brillanti del nostro tempo, Valentino ha saputo rinnovarsi, offrendo collezioni che spaziano dall’abbigliamento alla pelletteria e agli accessori, conquistando il cuore di una clientela sempre più ampia e diversificata.

La presenza globale di Valentino è altrettanto impressionante, con 211 negozi gestiti direttamente in 25 paesi. Questa espansione testimonia l’abilità della maison di mantenere una connessione diretta e significativa con i suoi clienti, offrendo loro un’esperienza di shopping unica ed esclusiva, che va ben oltre la mera transazione commerciale.

Al timone di questa imponente nave troviamo Jacopo Venturini, attuale CEO di Valentino, che porta con sé una profonda conoscenza del settore e una visione innovativa. L’ingresso di Valentino nel gruppo Kering non è solo un significativo cambiamento nella struttura proprietaria della maison, ma rappresenta anche un’opportunità straordinaria per ampliare ulteriormente il suo raggio d’azione e continuare a innovare, mantenendosi fedele all’eredità di eccellenza e creatività che ha sempre contraddistinto il brand.

Il dopo Piccioli: Alessandro Michele in lizza?

Non tutte le storie hanno un inizio ed una fine, alcune vivono una specie di eterno presente che brilla di una luce intensa, così forte da non lasciare ombre. Sono stato in questa azienda per 25 anni, e per 25 anni sono esistito ed ho vissuto insieme alle persone che con me hanno intessuto le trame di questa storia bellissima che è mia e nostra.

E così, Pierpaolo Piccioli ci saluta, lasciando Valentino un po’ come uno studente modello che decide improvvisamente di abbandonare la scuola: con un misto di sgomento e ammirazione da parte di tutti. Mentre Valentino cerca di non piangere troppo rumorosamente per la sua partenza, il mondo della moda, sempre affamato di pettegolezzi e drammi, già fruscia di voci su chi oserà sedersi sul trono lasciato vacante da Piccioli.

E chi appare all’orizzonte? Alessandro Michele, l’enfant terrible della moda, famoso per aver rimescolato l’intero mazzo di carte in Gucci con un approccio che va dal “tutto e di più” allo “stile-libero”. I bene informati lo vedono già con la corona in testa, pronto a portare il suo circo di eccentricità e genialità in casa Valentino.

Se i rumors dovessero trasformarsi in realtà, preparatevi a un Valentino rinnovato, dove il confine tra il passato glorioso e un futuro inaspettatamente audace si fa sempre più sfumato.

Ma, fino a conferme ufficiali, tutto questo non è che il dolce mormorio di un mondo che adora sussurrare segreti e ipotesi, spesso più colorate della realtà stessa. Sta a noi, quindi, sederci comodamente e goderci lo spettacolo, sperando che il successore di Piccioli sia all’altezza di un’eredità tanto ricca quanto quella lasciata dal maestro. Sarà Michele a raccogliere il guanto di sfida? La moda è piena di sorprese.

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