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Psicologia dell’altruismo e moda

“L’etica diventa un lusso man mano che aumenta la velocità della nostra vita quotidiana”

di Chiara Salomone
4 min

“L’effetto Prime”, coniato dopo la diffusione dell’abbonamento Prime di Amazon, che prevede l’opzione di consegna in un giorno, è ora diventato lo standard atteso nei nostri acquisti. Oggi compriamo e ci aspettiamo che, al massimo domani, potremo indossare. Questo nuova aspettativa nei confronti dello shopping online mette sotto enorme pressione i rivenditori e le società di consegna.

Tutto va veloce

La velocità che ha accompagnato il progresso tecnologico non si fa sentire solo quando acquistiamo ma anche mentre guardiamo le immagini delle sfilate e vorremmo immediatamente poter avere i capi e gli accessori indossati dalle modelle.

Tutto questo ha messo in discussione il ciclo originale della moda che prevedeva che le collezioni non apparissero nei negozi fino ad un’intera stagione dopo.

La risposta della moda

Molte delle innovazioni tecnologiche che la moda ha sperimentato negli anni per saldare il gap temporale tra quando i prodotti vengono presentati in sfilata e quando sono disponibili per essere acquistati sono fallite a causa di una serie di effetti collaterali distruttivi e non sostenibili per il futuro.

La moda sta affrontando diverse sfide per aderire sempre di più ai desideri dei consumatori che sembrano cambiare ed evolversi più velocemente che in passato. Questo appesantisce i professionisti del settore il cui problema non è riconducibile alla mancanza di volontà di innovare, ma piuttosto a come farlo senza trascurare il benessere reciproco e quello del nostro pianeta.

La velocità della vita moderna e la sua influenza sul processo decisionale etico è stata anche oggetto di uno studio psicologico sui comportamenti altruistici.

Lo studio

I ricercatori Darley e Batson hanno condotto un esperimento in cui ai partecipanti è stato chiesto di recarsi in un altro edificio per fare una presentazione.

A loro insaputa i partecipanti, erano stati assegnati in modo casuale a diverse “variabili di fretta”: ad alcuni è stato detto di affrettarsi perché il loro esaminatore li stava già aspettando, ad altri è stato detto che probabilmente al loro arrivo avrebbero dovuto aspettare, mentre ad un terzo gruppo non è stato detto nulla. Nel tragitto verso l’altro edificio, sono stati accolti da una persona (un attore), che evidentemente soffriva e aveva bisogno di assistenza fisica.

Lo studio ha rilevato che la fretta dei partecipanti ha influenzato notevolmente il fatto che si fermassero per aiutare e quanto aiuto fossero disposti a offrire.

“L’etica diventa un lusso man mano che aumenta la velocità della nostra vita quotidiana”, hanno concluso i ricercatori Darley e Batson, spiegando che una persona che va di fretta rischia di sperimentare un “restringimento della mappa cognitiva”, in altre parole, è più lenta a provare empatia verso qualcuno che soffre e a riconoscere il suo bisogno di aiuto.

Proprio come i partecipanti che avevano fretta perché il loro esaminatore li stava aspettando, la maggior parte di noi ha fretta perché qualcuno ci sta fisicamente o metaforicamente aspettando da qualche altra parte.

Questa sensazione di essere perennemente in ritardo è quella che provano la maggior parte dei professionisti del settore moda e che provano anche i clienti che non vedono l’ora di indossare il loro nuovo acquisto.

Fermati!

In tutta questa fretta, mentre vi scrivo di fretta, perché mi aspetta una giornata piena di persone che hanno fretta di incontrarmi, sono consapevole che tu hai fermato la tua fretta per leggere questo contenuto. Ovviamente né io né la psicologia abbiamo tutte le soluzioni però ciò che la psicologia della moda può offre è una comprensione dell’umanità che si intreccia con la moda, invitandoti a fermarti qualche minuto per riflettere e riconsiderare dove ci porta la fretta, per chi stiamo correndo e cosa stiamo tralasciando.

Togliere la velocità dalla moda, a lungo termine, potrebbe non essere possibile o addirittura auspicabile, ma ciò non deve impedirci di promuovere un acquisto altruistico, calmo ed empatico, che stimoli anche le aziende a creare strutture in cui la priorità dei bisogni umani sia integrata nel sistema stesso.

Fare ciò che è eticamente giusto non deve significare fare una rivoluzione ma, invece, può essere integrato nel modo in cui funziona questo settore.

La mia speranza è che questi spunti di ricerca e questi contenuti possano informare e ispirare ad esercitare e ampliare la mente per scoprire nuove possibilità e soluzioni per la moda che saranno adatte a soddisfare le esigenze dei clienti in modi significativi.

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