Sommario
La moda trova nuovo slancio sul fronte genderless, con linee di abbigliamento senza genere, senza connotazioni forti in senso maschile o femminile. Un esempio eclatante è dato dagli abiti che sono stati indossati nel corso del festival di Sanremo 2022. Durante l’evento hanno trionfato abiti genderless e fluidi rispetto al sesso biologico. In un mondo così dinamico il consulente d’immagine è chiamato ad adattarsi. A rispettare e valorizzare la diversità di ciascuno, tramite una consulenza d’immagine genderless.
Un ripasso del significato di fluidità genderless
Secondo un recente sondaggio, oltre il 60% degli adolescenti inglesi ha un’identità sessuale fluida. Dato che è aumentato in maniera significativa rispetto a solo 20 anni fa. Il significato di questa etichetta, attribuita per altro a chi rifugge le etichette, si basa su alcuni pilastri. Principale è che l’identificazione di una persona (“è un maschietto” oppure “è una femminuccia”) prescinde dalla determinazione sessuale biologica.
Quello che conta è la corrispondenza tra le caratteristiche anatomiche e la sua percezione interiore. Può quindi capitare di sentire alcuni dire “Sono felice di sentirmi donna nel mio corpo da donna” oppure “sono una donna intrappolata in un corpo da uomo” (e viceversa).
Il secondo pilastro della fluidità genderless riguarda l’identità di ruolo. Ovvero quello che una persona esprime e fa per determinare il proprio ruolo nel mondo prescinde dal proprio sesso biologico. Una donna può quindi dedicarsi alla carriera militare, ambito che per lungo tempo le era stato precluso, e un uomo può diventare primo ballerino, carriera che era stata per molti anni di appannaggio esclusivamente femminile.
La fluidità oltre i Trend
L’attualità del tema della fluidità genderless è urgente. Bisogna aiutare le persone ad esprimere la propria personalità, a prescindere dal sesso scritto sulla carta di identità. Un argomento che i professionisti dell’immagine affrontano con grande capacità.
Non si tratta solo di trend, moda: è necessità viscerale di una società che sta cambiando alla velocità della luce. Tutti i professionisti dell’immagine, consulenti d’immagine, stilisti, hair stylist, make-up artist, si stanno adattando a questi bisogni sempre più rilevanti.
L’obiettivo della consulenza d’immagine genderless
Il consulente d’immagine è un professionista che, attuando una serie di analisi e di strumenti pratici per poterle eseguire, aiuta il proprio cliente a esprimere la propria interiorità anche attraverso la propria esteriorità. Questa è la prospettiva degli image consultant di oggi e di domani: bisogna staccarsi dall’idea di dover eseguire l’analisi morfologica uomo o donna, come l’analisi dello stile maschile o femminile, con lo scopo di scegliere un’etichetta da attribuire.
Il consulente d’immagine deve servirsi delle proprie competenze nell’ambito dell’analisi del colore, morfologica e dello stile per supportare in maniera professionale e imparziale la persona che gli ha dato fiducia. Si tratta di un ruolo importante e delicato. Molto spesso gli individui con un’identità fluida non riescono ad esprimere, appieno o in autonomia, la propria interiorità attraverso l’abbigliamento: ecco quindi che il consulente d’immagine può mettere a disposizione la propria esperienza in questo momento di cambiamento così importante.
Non si parla più di “consulenza d’immagine uomo o donna” ma di una consulenza d’immagine genderless. Tramite cui si tiene presente, prima di tutto, la percezione che il soggetto ha di sé stesso. Il resto verrà da sé, grazie allo studio e all’esperienza sul campo.
Basta colori sessualmente determinati
La rivoluzione comincia, ancora una volta, dai colori e dalla loro capacità di esprimere un messaggio universalmente comprensibile. Sono proprio alcune tonalità che sono state fortemente connotate dal punto di vista del genere. Questo è avvenuto non tanto per questioni reali, ma per una serie di fattori sociologici e storici.
Ad esempio, il rosa, candidato ad essere il pantone 2023, viene considerato il colore delle donne. Perché? La storia comincia negli anni ‘30, quando gli uomini cominciarono a vestire con abiti scuri che conferivano autorevolezza e autorità mentre alle donne si concedevano sfumature più tenui. Fino agli anni ‘50, però, il rosa e l’azzurro erano sostanzialmente intercambiabili. Sebbene ci fosse già in atto la profonda polarizzazione, che in parte ancora oggi scontiamo.
Con gli anni ‘80, in piena contestazione femminista, il rosa è stato al centro delle polemiche delle suffraggette. Non tanto per il colore di per sé ma perché le recludeva ad una dimensione infantile, attribuendo loro un’attitudine docile e passiva. Sicuramente un forte contributo all’identificazione del rosa come colore femminile e del blu come maschile ci fu con la diffusione di Barbie.
Oggi fortunatamente ci si sta allontanando da questo stereotipo e numerosi stilisti e personaggi dello spettacolo danno il proprio contributo rivoluzionario. Basti pensare a quanto il rosa venga indossato anche da uomini, a prescindere dal proprio orientamento sessuale.
Platone aveva ragione?
Al di là dell’impegno dei consulenti d’immagine nell’aiutare i propri clienti nell’esprimere la propria interiorità attraverso uno stile coerente e aderente con il proprio modo di sentire, può capitare che gli image consultant di oggi si trovino in difficoltà.
Liberarsi di uno strumento di studio che può essere importante come il genere, non è semplice. Soprattutto quando è stato utilizzato per anni non solo a livello professionale ma anche personale. La pratica è sicuramente un elemento da sottovalutare ma, dal punto di vista mentale, può essere d’aiuto un mito platonico.
Aristofane, uno dei personaggi che prendono la parola durante il Simposio, opera tardiva del filosofo, racconta il “mito dell’androgino”. Platone, attraverso Aristofane, narra di un’era lontana nella quale gli esseri umani, prima di subire l’ira degli dei. Erano tondi e avevano due teste, quattro braccia, due sessi e quattro gambe. In questo periodo i sessi erano addirittura tre: maschile, femminile e androgino. Il maschile era nato dal sole, il femminile dalla terra e l’androgino dalla luna e sfioravano gli dei per forza, grandezza d’animo tanto da poter ambire a scalare l’Olimpo.
Platone attraverso questo mito, legato alla nascita di Eros come tensione della ricerca dell’altro, dopo che gli Dei divisero gli uomini-tutti-tondi, ci insegna una grande lezione. Lezione che i consulenti d’immagine possono e devono fare propria: la definizione di sé è una tensione dinamica continua, l’identità è trasformazione.
La mission della consulenza d’immagine genderless, perché non si tratta di un mero compito, è comprendere questa trasformazione e darle voce, attraverso colori, forme e stili.