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Sanremo: tra immagine e canzoni

Perchè Sanremo è Sanremo.. perchè Sanremo si ama.. e noi non potevamo non commentare

di Ilaria Marocco

Sanremo è Sanremo e io sono un’accanita, assidua, strenua seguace della kermesse nostrana. Quest’anno ho convinto Ilaria Marocco, The business dress coder, esperta di comunicazione non verbale attraverso l’abbigliamento, consulente d’immagine, Direttrice e docente dell’Accademia della consulenza d’immagine e Presidente di ASI, Asso style image, l’associazione nazionale dei consulenti d’immagine, a guardare insieme qualche stralcio delle quattro serata appena trascorse. In attesa del gran finale di stasera ecco i nostri scambi.

Dirò immediatamente che mi asterrò, ci asterremo, da qualunque deriva polemica. In qualità di magazine settoriale, incentrato sulla consulenza d’immagine, siamo state concentrate e molto interessate a scovare le affinità tra alcuni degli outfitche i personaggi che hanno calcato il palco dell’Ariston in queste serate e il messaggio che questi personaggi, anche attraverso i loro outfit, ci hanno comunicato. In quanto “tecnica” la voce più autorevole a commentare sarà quella di Ilaria.

Ilaria: Le mie analisi non sono verità assolute ma un’interpretazione basata su anni di studio e, perchè no, dalla percezione personale.

Annalisa: io mi sono limitata a fare le mie incursioni da appassionata di musica (e di Sanremo), non tecnica, piuttosto da persona su cui i messaggi veicolati attraverso l’abbigliamento fanno o non fanno presa.

Annalisa: La prima cosa che mi viene da commentare è che mai come quest’anno abbiamo visto tanto nero.

Ilaria: La dominanza di nero l’abbiamo vista tutti ma onestamente ricordo molto nero anche lo scorso anno, non saprei dirti se in modo così preponderante ma il nero c’era. La motivazione del “nero” è semplice e intuitiva: spesso ci si rifugia nel nero perchè non solo è un, forse il, colore legato all’eleganza ma soprattutto perchè è un colore che protegge e l’ansia da Sanremo possiamo immaginare sia intensa. Rosa Villain, che in veste di presentatrice nella seconda serata aveva optato per un abito colorato, entra in scena giovedì fasciata, in un abito fino ai piedi, una seconda pelle che si fonde con il bisogno di illudersi di avere sotto controllo un amore buio al quale si è data la possibilità di entrare nel proprio disordine. Mannini usa il nero perchè “in quelle giornate bastarde”, quelle in cui si fatica, si cerca quella forza di reagire, con la sua blusa di micro fori neri, rappresenta il simbolo della rinascita pretesa anche nei momenti cupi.

Bigmama durante la prima serata dal palco lancia il suo grido “guarda me”: attirare gli sguardi attraverso le trasparenze e sapersi prendere il proprio spazio attraverso l’alterazione delle linee del proprio corpo grazie agli abiti. Nella seconda serata innesta il rosso che sfiorato dal nero evolve la sua natura passionale in violenta rabbia…in perfetta coerenza con la canzone. Il dominio del nero va inteso come strumento persuasivo: serve per attirare l’attenzione dove si desidera.

Annalisa: Non tutto il nero vien per nuocere! Gli accessori si vedono forti e chiari..

Ilaria: Eh si, perchè il total black permette agli accessori di diventare protagonisti. Pensiamo per esempio ai gioielli di Alessandra Amoroso durante la prima serata in abito nero con guanti e gioielli in bella vista. Oppure Irama che catalizza l’attenzione sulle sue mani, indossa un outfit semplice facendo spiccare solo il viso e soprattutto ciò che ha nelle mani. Emma durante la seconda serata indossa un abito nero e un serpente al collo, l’accessorio racconta la canzone: rappresenta l’apnea di un serpente velenoso che soffoca. E ritorniamo al concetto di nero come strumento per creare un focus.

Annalisa: Mi sembra ci sia una gran presenza di guanti.. tipo dresscode da serata di gala.. cosa che in un certo senso Sanremo è!

Ilaria: Confermo, tanti guanti: li indossa Ghali, con la sua musica “contaminata” ( nella serata delle cover inizia a cantare in arabo e termina cantando “sono un italiano vero” di Toto Cutugno) che rivive e sublima nel suo stile ALIENANTE (in coerenza con la canzone in gara) tra l’eclettico e lo streat style.

Bigmama che li accompagna da vera regina con una tiara, Annalisa, la Cuccarini, Rose Villain, che nella serata delle cover, insieme a Gianna Nannini, rappresenta la coppia dei contrasti e della dicotomia: l’eleganza dei guanti con l’arroganza delle borchie dell’abito per Rose; la trasparenza sensuale del top abbinata alla sobrietà della giacca over della Nannini, la coerenza nei valori rappresentati efficacemente in modalità diverse.

Annalisa: Passiamo da nero nero a bianco bianco. Tipo arrabbiati e pacifici. Anzi no, corporei ed eterei. Anzi no, sfrontati e puri. A vederli mi danno questa sensazione.

Ilaria: Non parlerei di arrabbiati e pacifici, il bianco non è soltanto il colore della purezza ma è anche il colore di chi sta bene da solo. Diodato, per esempio, durante la prima serata lo utilizza per narrare la solitudine; Loredana Bertè, durante la seconda serata, appare avvolta da piume eteree utilizzate come strumenti per elevare la donna che si è odiata abbastanza e ora ha imparato a bastarsi da sola. Durante la prima serata Fiorella Mannoia canta liberamente a piedi nudi una moltitudine di essenze celate dentro un bianco pizzo che si rivelano solo all’occhio di chi si impegna a seguire le fitte trame libero dal volerle comprendere dandone un ordine.

Annalisa: E’ interessante guardare gli outfit e i colori dal punto di vista del messaggio. A pensarci bene il messaggio in qualche modo passa ma solitamente non ne siamo consapevoli, è una cosa inconscia. Quindi l’abito fa il monaco, il ruolo, il messaggio..

Ilaria: I colori, gli outfit, veicolano un messaggio e hai detto bene, veicolano anche un ruolo! E Marco Mengoni ce lo sottolinea esplicitamente quando dice: “ora sono vestito da cantante…mi cambio per co-presentare”. L’abito è di fatto come uno strumento per entrare in una nuova identità di ruolo. Mentre canta indossa la maglia metallica della canzone che l’ha portato alla vittoria l’anno scorso. Da conduttore, per le prime uscite, opta per delle sfumature di rosso con un tocco di blu, come il burgundy, optando per un colore regale che in qualche modo protegga le sue fragilità davanti ad una platea e un palco così impegnativo come quello di Sanremo.

Annalisa: E per altro stupisce con effetti speciali vestendo perfettamente entrambi i panni. Scusa l’inciso ma lo dovevo proprio dire!

Ilaria: Vai, te lo concedo! Altri che hanno usato il colore per definire ruoli sono stati i The Kolors che in prima serata utilizzano gli abiti per definire e rendere ben visibili i ruoli nella band (bianco Stash e nero gli altri due).

Angelina Mango è un’altra artista che attraverso gli abiti veicola la coerenza con il messaggio della canzone: i suoi outfit sono ben lontani da essere noiosi! Indossa stampe, colori e contrasti energizzanti in accostamenti liberi, come il messaggio che vuole comunicare a chi la guarda sul palco cantare. (Annalisa: E anche in coerenza con i ritmi e le velocità alternate del pezzo che danno movimento e lo rendono particolare). Durante la serata delle cover, invece, quando interpreta un brano di suo padre, dimostra la capacità di saper calibrare l’abito e l’energia dell’immagine rispetto al momento: smorza i colori e ci lascia intravedere la sua anima in un abito effetto nude, accarezzando delicatamente, come una rondine in volo, il ricordo del suo papà. Mr Rain, sempre durante la serata delle cover, con una canzone che parla di dolore e riscatto veste il colore della rinascita e dell’evoluzione (Annalisa: che poi è quella che fa Mary, la protagonista della canzone che canta).

Annalisa: E allora, azzardo la mia prima analisi, un’altro personaggio che ha calcato il palco dell’Ariston dimostrando coerenza tra immagine e messaggio è Teresa Mannino, co-conduttrice della terza serata. Porta con sé una ventata di allegria e dichiarata leggerezza e così indossa colori, piume e trasparenze delicate..

Ilaria: Esatto! E’ coerente con il messaggio del suo personaggio e dei suoi speach.

Sempre Loredana Bertè, in barba allo stereotipo antico secondo cui dopo i 40 anni la gonna sopra il ginocchio non va bene, usa il buon senso di mostrare le gambe con quella libertà mentale tipica “dei pazzi”. Seducente nella metà inferiore del corpo (quella dell’istinto e dell’azione), collegiale nella metà superiore (quella del cervello…razionale) crea una grossa coerenza tra canzone e immagine: una dicotomia che ci urla ben chiaro che la Berrè è incredibile.

Annalisa: E invece degli outfit di Mahmood che mi dici? Al di là del total black ovviamente

Ilaria: Mahmood durante la seconda serata riporta, come suo solito per altro, il tema del genderless in un outfit che lo rende statuario e sensualissimo. Un outfit che avrei potuto indossare tranquillamente anche io, destrutturando, così, del tutto, l’idea che nel 2024, gli abiti abbiano un genere.

Annalisa: Questo lo fa anche Mengoni con la sua gonna ma in effetti il messaggio di Mahmood passa più netto e in modo più sintonico, o meno distonico, a seconda dei punti di vista.. I Bnkr44?

Ilaria: Loro danno un messaggio di squadra, hanno un’identità di gruppo (Annalisa: Secondo me come i La Sad). Esprimono la libertà di essere ogni giorno “i diversi” e contemporaneamente “gli stessi” in coerenza con la loro identità di gruppo.

Annalisa: Adesso esprimo un parere personale. Il cantante de i Santi Francesi, che per altro a me piacciono, visto dai miei occhi, veste in modo molto simile a Damiano dei Maneskin. Lo trovo elegante e anche sensuale ma noto questa forte similitudine. Nonostante ciò durante la serata delle cover con Skin li ho trovati molto affascinanti

Ilaria: Durante la serata delle cover, insieme a Skin, hanno interpretato un gioco di ruolo: brillare per non soccombere e compensare la struttura, sia professionale che fisica, visiva, di una leggenda come Skin

Questa sera l’attesissima finale. Sanremo suscita inevitabilmente grande rumore (anche ai tempi di Pippo Baudo, io me lo ricordo) perchè, checchè se ne dica, un occhio a Sanremo ce lo buttiamo tutti. Quest’anno ci siamo divertite a commentare il lato nascosto, eppure palesemente manifesto, di alcuni degli outfit che hanno calcato il palco dell’Ariston. Il prossimo anno, chissà, magari ci troveremo direttamente lì…

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