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Intervista a Monica Caprini: la consulenza d’immagine sensoriale

Scopriamo la consulenza d’immagine sensoriale con l’intervista a Monia Caprini: “Il compito dell’image consultant è capire l’unicità e far sbocciare lo stile della persona”

di Redazione
Monica Caprini

Monia Caprini è una consulente d’immagine con un bagaglio di studi in psicologia che, dopo aver sperimentato in prima persona la forza della consulenza, ha intrapreso un percorso di formazione. I tre capisaldi della sua consulenza d’immagine sensoriale sono l’udito, la vista e il tatto. Solo così si può entrare realmente in sintonia con il proprio cliente ed aiutarlo a far fiorire la sua personalità. 

Perché il consulente d’immagine?

Il mio percorso di studi in psicologia, i tanti anni passati a lavorare nel retail, la curiosità e l’interesse per il prossimo e una grande passione per l’eleganza intesa come semplicità, grazia e buon gusto negli atteggiamenti e nelle espressioni, ad un certo punto si sono uniti.

Il risultato è stato un forte interesse per la consulenza d’immagine, con l’obiettivo di aiutare a migliorare la vita degli altri attraverso una più semplice e migliore gestione dell’immagine personale e professionale dei soggetti. 

Quali sono, se ci sono, i valori che simbolicamente riconosci a questa scelta professionale?

Sono fortemente convinta che i valori di questa professione siano la continua e costante crescita personale e professionale e l’immensa creatività. È una professione malleabile e adattabile a tantissimi altri ambiti e contesti lavorativi. Inoltre l’indipendenza e l’autonomia con la quale la si conduce, fa si che si possa svolgere secondo il proprio stile di vita preferito. Pur sempre con una continua e costante formazione e professionalità.

Quali sono, dal tuo punto di vista, i 3 capisaldi imprescindibili della consulenza d’immagine?

I tre capisaldi imprescindibili della consulenza d’immagine per me sono 3 sensi. L’udito è essenziale perché bisogna avere sempre un ascolto attivo e obiettivo, senza limitarsi a sentire. In questo modo si può avere un atteggiamento di apertura non solo verso il cliente, ma anche verso noi stessi. Si crea così un rapporto di apprendimento reciproco con la persona che si ha di fronte. 

La vista è importante perché vedere non è solo guardare. Anche i più piccoli atteggiamenti non verbali ci faranno entrare in sintonia con il nostro cliente. Molto spesso ciò che ci dice con le parole viene smentito con i suoi gesti e con gli atteggiamenti. L’osservazione di tutto ciò aiuta a comprenderlo nel profondo e ad aiutarlo in maniera reale nella creazione della sua immagine. 

Infine, il tatto è un senso importantissimo. Non solo per toccare gli abiti, i tessuti o aiutarsi a prendere confidenza con silhoutte o con un volto. Un tocco leggero di una mano sulla spalla, lo sfiorare un braccio per me sono importantissimi.Perché il contatto fisico, là dove ci è permesso farlo, aumenta i sentimenti positivi del nostro cliente. Lo mette a proprio agio e ci fa diventare entrambi più disponibili verso l’obiettivo che si vuole raggiungere.

La consulenza più “difficile” che hai fatto? Perché è stata difficile?

Forse la più difficile che ho dovuto affrontare fino ad oggi è stata con una ragazza di 44 anni. Nonostante il percorso fosse andato benissimo, lei si fosse messa subito in gioco, arrivate all’analisi del guardaroba si è bloccata. Rifiutava che toccassi i suoi abiti. E i consigli su come modificarli per utilizzarli al meglio con la sua morfologia e stile. Il suo armadio all’interno aveva un bagaglio di ricordi e di abiti di quasi 30 anni.

Ci siamo incontrate tre volte e non sono riuscita ad aiutarla. Poi un pomeriggio le ho offerto un aperitivo, abbiamo parlato tantissimo di lei in maniera più personale ed intima. Alla fine sono riuscita a fare decluttering e riordino, ma in videochiamata e non di persona. 

Da questa esperienza ho imparato che l’obiettivo della professione è sempre ciò che chiede e desidera il cliente. 

Esistono argomenti chiave nella consulenza di immagine? 

Certo che esistono argomenti chiave in una consulenza, ma non possono essere standardizzati. Penso piuttosto che ogni persona sia unica, con il suo bagaglio di vita e il suo modo di comunicare. Trovata la sua l’unicità (e la sua chiave di lettura e apertura), non resta che seminare dei piccoli accorgimenti. Che un consulente d’immagine conosce. Cosìda far germogliare la sua personalità e far sbocciare il proprio stile.

Tu hai mai seguito un percorso di consulenza d’immagine? Se si cosa hai scoperto di te? Se no ti piacerebbe?

Nel 2019 anche ho intrapreso un percorso di consulenza. All’epoca stavo attraversando un momento difficile della mia vita e la mia terapista continuava a consigliarmi di dedicarmi più a me stessa.Di fare qualcosa che fosse solo mio e solo per me. Decisi allora di intraprendere questo percorso. Anche se non avevo la piena consapevolezza di cosa si trattasse e nemmeno di dove mi avrebbe condotta.

Con il senno di poi, non avrei potuto fare scelta migliore. Mi sono divertita tantissimo, ho scoperto il mio stile, che oltre il nero esistono una gamma infinita di colori con i quali posso comunicare chi sono e cosa voglio raggiungere. Il segno più grande che questa consulenza mi ha lasciato è stata la forza di rimettermi in gioco. Di stravolgere la mia vita, di riprendere a studiare di formarmi. E oggi posso dire, con grande soddisfazione ed orgoglio, che sono a tutti gli effetti una consulenza d’immagine.

Che cosa ti differenzia dai tuoi colleghi? 

Il fatto di essere me stessa già mi differenzia da tutti i miei colleghi. Non cerco di assomigliare a nessuno, esprimo liberamente i miei pregi e i miei tanti difetti. Oggi mi sto orientando sulla psicologia dei colori, sul loro potere comunicativo e sulla capacità che hanno di stimolarci positivamente.

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