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Pelle bianca, pelle nera, a ognuno la sua armocromia

Se mi guardo allo specchio e dico “questo sono io” è la strada giusta, intervista a Federica Rosati

di Annalisa Tortora
5 min

Quando sai da sempre che dalla semplice osservazione è possibile capire quali colori ti donano, ti basterà incontrare l’armocromia per scoprire che hai sempre avuto ragione. Quando il tuo sguardo, però, è così aperto verso il resto del mondo, ti accorgi ben presto che non tutti abbiamo la pelle dello stesso colore e le regole che valgono per uno non valgono per tutti: “Noi siamo abituati a studiare la teoria del colore pensata per la pelle bianca … ma la teoria del colore è democratica e può essere vista anche da altri punti di vista, basta chiedersi chiaro o scuro rispetto a chi?”. La consulenza è stata la sua rinnovata forza, la voglia di ridare luce alla sua vita e di riempirla di nuovi obiettivi riscoprendo il valore di piacersi e poi aiutando gli altri a guardarsi, riconoscersi e dire “questo sono io”.

Da dove parte il tuo viaggio nella consulenza d’immagine? C’è stato un ispiratore o una fonte di ispirazione che ti ha guidato nel percorso?

Fin da adolescente ho avuto la sensazione che ci fosse un modo per sapere quali abiti/colori stessero bene alle persone semplicemente guardando le loro caratteristiche, ma non sapevo dare un nome a questa professione. Amavo guardare programmi come “Il brutto anatroccolo” o “Extreme make over”, non amavo tanto il messaggio che mandavano, semplicemente mi emozionava l’espressione delle persone che, guardandosi allo specchio, si piacevano di nuovo. Mi chiedevo, però, quanto fosse sostenibile un’immagine estremamente lontana da quella di prima. Fatto salvo questo mio interesse, non sono mai stata attratta dalla moda, anzi, ho sempre avuto una repulsione verso questo mondo: non amo le riviste, le sfilate, non ho mai seguito trend e mi sono sempre vestita più per ribellione, inserendo nei miei outfit qualcosa che mandasse il messaggio che io avevo le mie regole. Il processo che mi ha portato alla consulenza di immagine è iniziato, inconsapevolmente, a settembre 2017, anno in cui si è manifestata la mia malattia, il lupus erimatoso sistemico. Mi sono ritrovata a letto, prendendo forti dosi di cortisone per diversi anni, il mio corpo è cambiato, non mi piacevo più, non curavo più il mio aspetto, non avevo occasioni per farlo e i miei vestiti rappresentavano una Federica che non ero più. Prima ero una persona molto attiva, la mia vocazione era di vivere all’estero, ho vissuto in Argentina e il piano era trasferirmi a Bruxelles, essendo laureata in scienze internazionali e diplomatiche e avendo terminato a maggio 2017 un master di II livello in International public affairs. Ora ero una persona bloccata nel proprio corpo, in un paesino di 3000 abitanti, con un lavoro part time che odiavo, senza speranza verso il futuro, vita sociale pari a zero se non la compagnia del mio super fidanzato e i miei genitori e odiavo il mio armadio. Il capodanno 2019/2020 è stata la svolta: un’amica mi ha parlato dell’armocromia. Non ci potevo credere! Quell’intuizione che avevo da ragazzina era reale, esisteva un modo, e una professione! Così ho passato il lock down cercando informazioni e più leggevo, più mi informavo e più mi tornava la voglia di riprendermi finalmente cura di me. In quel periodo la consulenza d’immagine mi ha salvata, mi ha dato un nuovo scopo: volevo aiutare le persone a stare bene con se stesse, così come stavo facendo io. Così dopo l’estate 2020 mi sono iscritta al mio primo corso di analisi del colore (sono figlia e nipote di tipografi, cresciuta osservando miscele di inchiostri e giocando con le mazzette pantone), poi piano piano ho completato la mia formazione. La cosa che mi ha tristemente stupita fin dal primo corso era che nessuno parlava di analisi su pelle nera: mi sembrava strano che tutte le persone non bianche potessero essere solo inverno o autunno, mentre i bianchi potevano appartenere a qualsiasi stagione, così ho iniziato a fare ricerca per conto mio sull’argomento ed oggi ho il mio corso.

Quali sono, se ci sono, i valori che simbolicamente riconosci a questa scelta professionale? Dei pilastri, dei fari a cui tornare con il sole e con la tempesta

Il primo valore è sicuramente l’empatia, so cosa significa non piacersi, ma soprattutto non riconoscersi, guardarsi allo specchio e pensare “questa persona non sono io”. Conosco il disagio e lo sconforto e sento la spinta di dire a più persone possibili che si può uscire da questo stato. Sentire quello che sente l’altro permette anche di rispettare i limiti ed i tempi, modularsi in base a chi si ha di fronte, rimanere rispettosi e far sentire l’altro a proprio agio.

Il secondo valore è la diversità. Sono laureata in scienze internazionali e diplomatiche, ho sempre avuto una forte sensibilità verso i temi di difesa dei diritti dell’uomo, lotta al razzismo e ogni forma di discriminazione. Era quello che volevo fare nella vita e non potevo non portare questa lotta nella nuova versione di me, nel mio nuovo sogno. In nessuno dei corsi che avevo seguito si trattavano caratteristiche non bianche, almeno non nei corsi in italiano. Non solo in termini di analisi del colore, ma anche del viso (nessuno parla mai di capelli afro o afroricci) o della figura (la conformazione muscolare di un corpo nero è diverso da quello bianco, di conseguenza le rotondità del muscolo sono diverse, soprattutto a livello di lato b). Quindi fin da subito ho inserito approfondimenti per persone nere, quando ancora l’inclusione non era tema dibattuto nei social. Per me è fondamentale che tutti si sentano rappresentati e trovino un servizio adatto alle proprie esigenze. Con diversità non intendo solo di colore di pelle, ma anche di corpi e generi.

Ultimo valore è la trasparenza, senza la quale non credo ci possa essere fiducia e la persona che si rivolge ad una consulente deve fidarsi: credo che i veri professionisti siano quelli capaci di riconoscere i propri limiti e le proprie lacune invece di inventare soluzioni o dare informazioni parziali o sbagliate.

Se dovessi identificare la tua “specialità” quale sarebbe?

Analisi del colore su pelle nera. Ho la fortuna di essere fidanzata da più di 7 anni con un ragazzo angolano, ho un occhio molto allenato per le diverse sfumature di pelle nera, stando a contatto con la sua numerosa famiglia, i suoi amici ed avendo anche vissuto in Sud America, conosco persone di qualsiasi carnagione.

Appena arrivati i drappi i primi ad essere analizzati sono stati proprio lui, le sorelle, la madre, le cugine, i suoi amici e fin da subito mi sono resa conto che l’analisi, così come mi era stata spiegata, non andava bene per la pelle nera, occorrevano delle modifiche nel metodo. Con il tempo poi ho chiesto ad amici di amici, conoscenti etc. di farmi da “cavia” per provare nuovi modi, sperimentare, definire un metodo esente da errori. La mia conoscenza non è solo empirica, ho cercato risposte sui libri di teoria del colore, per capire le differenze tecniche, sui blog che parlano di analisi su etnie, e skin carebeauty, per capire le differenze biologiche della pelle.

Tu sei un’esperta di armocromia per le dark skin, quali sono le differenze sostanziali per realizzare un’analisi del colore su un incarnato scuro?

La prima e fondamentale differenza è che il colore della pelle, su pelle nera, è un colore di per sé. Nel mio corso faccio sempre l’esempio della pittura o del disegno. Non è la stessa cosa dipingere su un foglio bianco o su un foglio nero: i colori interagiscono in modo diverso.

La seconda è la gestione del contrasto, soprattutto nelle stagioni ad alta intensità. Conseguentemente tutta la parte di consigli outfit, abbinamenti, fantasie, make up e capelli si devono adattare.

La terza è l’individuazione della luminosità (valore cromatico): su pelle bianca è più semplice ed immediata, è una parte dell’analisi che diamo per scontata, tant’è che credo che la maggior parte delle consulenti non faccia una prova drappi specifica per questa caratteristica del colore, passaggio invece fondamentale nell’analisi su pelle nera per evitare di cadere in errore a causa di “inganni” dell’occhio. Noi siamo abituati a studiare la teoria del colore pensata per la pelle bianca, quindi vista dal punto di vista della pelle bianca, ma la teoria del colore è democratica e può essere vista anche da altri punti di vista, basta chiedersi chiaro o scuro rispetto a chi?

Qual è il cliente più difficile?

La persona che sceglie di intraprendere un percorso per confermare le idee pregresse fatte tramite autoanalisi, quella che vuole sentirsi dire che già fa tutto bene e non deve cambiare nulla, quella che non è aperta a provare, non si fida e si affida a ciò che sente sui social pensando che questo lavoro sia una moda.

Ti è mai capitato di accompagnare un cliente in un cambiamento profondo scandito dal cambio di immagine?

Un ragazzo ha iniziato la consulenza non riuscendo a guardarsi allo specchio. Sentivo il suo disagio, ed essendo una persona molto empatica, ho fatto davvero fatica a rimanere serena e sorridente. La sua difficoltà davanti allo specchio era palpabile: non riusciva a tenere la testa dritta, non si voleva guardare e mi ripeteva che ero io che dovevo vedere lui e non lui che doveva vedere se stesso. Come per magia, o forse no, più andavamo avanti più il ragazzo raddrizzava la schiena avvicinandoci ai colori più donanti: riusciva a tenere lo sguardo verso lo specchio. È stato incredibile guardarlo mentre si osservava a lungo con i drappi adatti a lui. Questo per me rappresenta esattamente il valore della consulenza di immagine, dare la forza alle persone di guardarsi, riconoscersi e dire “questo sono io”

Esprimi un desiderio lavorativo e raccontamelo!

Desideri ce ne sono molti, difficile sceglierne uno. Sicuramente aver creato il mio corso mi spinge a desiderare che cresca e sempre più consulenti sentano il bisogno di dare un servizio che prescinda dal colore della pelle, senza nascondersi dietro il “siamo tutti uguali”. Non c’è errore più grande di quello di non riconoscere che la diversità esiste, va approfondita, studiata e valorizzata.

Mi piacerebbe collaborare con qualche scuola di consulenza d’immagine per portare l’argomento sul piano didattico: l’armocromia per le dark skin non è un approfondimento, è un argomento base per potersi definire consulenti. Credo che ad oggi non si possa più prescindere dalla conoscenza dell’analisi su pelle nera per poter dare un servizio di qualità a tutte le persone, senza distinzioni di colore della pelle. Il mondo della bellezza ha già troppe lacune quando si tratta di persone non bianche, ci ritroviamo modelle che si devono truccare e pettinare da sole, ragazze che non trovano make up artist o parrucchieri in grado di rispondere alle esigenze specifiche, noi consulenti possiamo colmare questa lacuna.

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