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Ma io voglio stare comoda…

Il detto recita: “Se bella vuoi apparire un po’ devi soffrire” ma è davvero così?

di Chiara Salomone
3 min

Siamo tutti colpevoli di costringere il nostro corpo in abiti non sempre comodi e soffrire per ore e ore, magari indossando il paio di tacchi alti per emanare un senso di dominio e (anche se non sempre lo ammettiamo) per essere più attraenti.

La natura appagante dei tacchi è stata scientificamente provata. Uno studio del 2015 di Guéguen ha rilevato che gli uomini sono più propensi a partecipare a un sondaggio quando richiesto da una donna che indossa tacchi alti piuttosto che scarpe con la suola piatta. Quindi, non c’è nulla di nuovo o insolito nel ricorrere alle nostre scelte di guardaroba per ottenere qualcosa: che si tratti di aumentare la propria concentrazione, lasciare un’impressione duratura o attirare un potenziale compagno, la moda è uno strumento potente.

Abbigliamento e stati d’animo

Ma con l’ascesa dell’athleisure e delle top model che abbracciano il look sportivo nel tempo libero, che enfatizza il comfort piuttosto che l’eleganza (o una combinazione stranamente seducente di entrambi), il cosiddetto “street style” è diventato il riflesso di una mentalità che sta cambiando.

Naturalmente tendiamo ad indossare cose più comode quando siamo tristi rispetto a quando siamo più felici. Secondo uno studio condotto dalla professoressa Karen Pine, quasi il 60% delle donne ha affermato che indosserebbe una felpa ampia quando è depressa e solo il 2% farebbe lo stesso quando si sente felice.

Come ben vi ricordo, le nostre decisioni sull’abbigliamento sono guidate dal nostro umore e tutti abbiamo un gruppo specifico di “vestiti felici” che indossiamo solo quando NON ci sentiamo giù, e che include capi che valorizzano la figura .

Allora, cos’è questo crescente interesse per i capi più comodi che belli?

Con le notizie, i feed di Instagram e altri social media inondati da immagini e titoli che celebrano l’ascesa del casual e del comodo, non c’è da meravigliarsi che stiamo passando a una mentalità della moda più orientata al comfort, che influenza profondamente le nostre decisioni di acquisto.

A ciò si aggiunge la comodità di fare acquisti online e all’improvviso ti ritrovi isolato dai fattori un tempo dominanti nel negozio che avrebbero orientato le nostre decisioni di acquisto, come le fragranze specifiche del brand o la musica allegra che ti mantiene di buon umore.

Ciò rende più semplice per il consumatore moderno concentrarsi sull’attrattiva visiva degli articoli scelti, controllare le recensioni online dei clienti (in)soddisfatti e prendere una decisione informata senza mai alzarsi dalla sedia. Parliamo di un comfort di acquisto multistrato e onnipresente!

Scelte “comode”

Queste nuove tendenze nella percezione della moda e una maggiore enfasi sul comfort incoraggiano i consumatori a fare scelte più comode, come le ciabatte Birkenstock (brutte ma molto buone!) che sono l’esempio perfetto di “comfort food” della moda, o indossare la vecchia felpa con cappuccio o addirittura quella del fidanzato, non perché tu sei depresso, ma perché, in effetti, è di moda.

Poiché il comfort è “in”, è perfettamente logico che quella che era l’unica rappresentazione accettabile di abiti eleganti legati ad una silhouette più “aderente” stia anche assumendo una nuova forma.

Anche se, ovviamente, possiamo ancora scegliere gli abiti più aderenti per andare in ufficio, l’idea di desiderabile è ora spesso equiparata a calzature comode, camicie larghe, jeans strappati e tutte le cose di dimensioni superiori alle tue.

Forse con l’idea del comfort che si insinua sempre più nell’universo della moda, in realtà stiamo finalmente lasciando la nostra zona di comfort delle norme ed entrando nel regno di nuove forme di autoespressione: quelle che non insistono su curve accentuate.

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