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La consulenza d’immagine è il cornice e la persona è il dipinto per Marina Miccoli

“Tramite i colori si può comunicare anche ciò che non si riesce a esprimere a parole”

di Redazione

Il mondo della consulenza d’immagine è un universo affascinante, che spesso nasce da una scoperta personale o da una passione radicata nel cuore. Per Marina, il percorso è stato innescato da una profonda ribellione contro un ambiente lavorativo che stava diventando tossico. Un coraggioso cambiamento di rotta l’ha portata a esplorare quella che si è rivelata essere la sua vera vocazione.

Da dove parte il tuo viaggio nella consulenza d’immagine e come hai capito che era la tua strada?

Il mio viaggio nella consulenza d’immagine è frutto di una ribellione a un malcostume nell’ambito del mio lavoro precedente. Quando l’ambiente lavorativo diventa tossico è bene che si prenda il coraggio di cambiare a due mani e tuffarsi in quello che più ci realizza.

D’altra parte, sin da quando ero bambina ho sempre apprezzato l’impegno di mia madre nel creare i miei outfit. Lei si è impegnata moltissimo nel confezionarmi ogni capo che andava di moda al momento e con grande risultato, nonostante non fosse una sarta di professione… e per tale motivo mi sentivo “unicamente stilosa”.

Crescendo mi sono appassionata sempre di più alla componente sartoriale che si trova dietro ad ogni abito, rivolgendo questa attenzione non solo verso mio marito ma anche verso i miei figli. In entrambi i casi ho riscosso un notevole successo.

È bello sentirsi apprezzati per quello che si fa, soprattutto se questo apprezzamento non viene espresso solo a parola ma anche con i fatti. Vedere i propri cari che ti richiedono esplicitamente la creazione di un capo di abbigliamento anziché acquistarlo, è impareggiabile.

Se dovessi raccontare la tua professione con tre aggettivi, quali useresti e perché?

Direi accogliente, disponibile ed empatica perché questi sono gli aggettivi che spesso i miei clienti utilizzano nel definire il mio operato.

Un ragazzo, mio cliente, al termine del percorso (analisi del colore, analisi morfologica viso/corpo e lo stile) nel salutarmi raggiante e dopo aver migliorato la sicurezza in sé stesso, mi ha detto che sono riuscita a conoscerlo e a capirlo meglio io che non sua madre.

In genere i miei clienti hanno piacere di contattarmi per raccontarmi come hanno applicato i miei suggerimenti nel realizzare i nuovi outfit, notiziandomi gli obiettivi che hanno raggiunto grazie ai miei consigli.

Quali sono, dal tuo punto di vista, i 3 capisaldi imprescindibili della consulenza d’immagine?

Senz’altro l’ascolto del cliente sulle sue aspettative. Aiutarlo ad esprimere al meglio la propria personalità. Poi, come in tutte le professioni, è importante essere sempre aggiornata.

La creazione di un outfit da dove parte?

Per usare una metafora, un outfit è la cornice di un quadro. Per prima cosa si scelgono i colori al fine di realizzare il disegno che si vuole, poi con essi tratteggiare le linee.

La regola principale da rispettare è sempre quella di seguire la caratteristica della body shape.

Per quanto possa sembrare strano, si può affermare che sono gli abiti a portare noi e non viceversa; questo perché non solo modellano un braccio o un seno, ma soprattutto perché modellano anche il nostro cuore e il cervello.

Quali ambiti della consulenza d’immagine che senti più vicini a te?

Mi piace ogni ambito di questa professione perché mi permette di scoprire le numerose sfaccettature della figura umana. Tuttavia, l’analisi del colore è l’ambito più vicino alla mia persona perché mi mostra come l’uomo sia connesso con la natura, nei suoi molteplici aspetti.

Tramite i colori si può comunicare anche ciò che non si riesce a esprimere a parole.

I colori possono suscitare emozioni toccando la persona nel suo “sé” più profondo e coinvolgendo anche le persone vicine ad essa.

Esprimi un desiderio e raccontamelo

Uno dei miei tanti desideri è quello di poter collaborare con le altre figure professionali nell’ambito dell’estetica, senza essere percepita come una rivale o antagonista.

Ogni volta che mi avvicino per offrire una collaborazione ad una parrucchiera, estetista o negozio di abbigliamento, il personale alza subito una barriera difensiva, trincerandosi nella frase “siamo già formate, non abbiamo bisogno di niente”.

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