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Jannik Sinner e la squadra italiana riconquistano la Coppa Davis

La storia del tennis tra moda e tradizione, stile e rivoluzione

di Redazione
5 min

Dopo 47 anni la Coppa Davis torna in Italia, un’impresa compiuta da una squadra di giovani giocatori dal futuro tutto da scrivere.

L’ultima vittoria italiana risaliva al 1976 a opera di una squadra memorabile di campioni che hanno fatto la storia di questo sport nella nostra Nazione. Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci, Tonino Zugarelli e il capitano, non giocatore, Nicola Pietrangeli hanno passato il testimone a Matteo Arnaldi, Lorenzo Musetti, Lorenzo Sonego, Simone Bolelli, Filippo Volandri, capitano non giocatore, e ad uno strabiliante, giovanissimo e più che promettente Jannik Sinner che dopo aver battuto, sabato, il campione mondiale Novak Djokovic, ieri, ha permesso all’Italia di alzare la coppa.

Tennis e moda: una grande storia d’amore

Il tennis è uno sport portatore di grandi tradizioni in cui l’immagine ha sempre avuto un ruolo importantissimo. L’evoluzione della società ha condizionato questo sport, molto più di altri, cambiando, attraverso l’intervento di grandi brand e personaggi iconici che ne hanno fatto la storia. Oggi il tennis offre un contributo di stile anche nel lifestyle grazie alle capsule collection di grandi griffe e brand noti.

La storia

Nasce, secondo la teoria più accreditata, dal maggiore Wingfield che nel 1873 riprese alcune regole del Real Tennis, la denominazione inglese della pallacorda (courte paume), un gioco diffuso in Francia nel ‘700. Le origini del gioco partono dalla tradizione francese, di cui mantiene alcune peculiarità tra le quali il nome stesso (tennis viene da tenes, ossia “tenete”, la chiamata con cui il giocatore comunicava di essere pronto a servire). E’ la Gran Bretagna, però, a definirne le regole, nel 1877, in occasione del primo campionato di Wimbledon. Wimbledon (Londra, dal 1877), US Open (New York, dal 1881), Roland Garros (Parigi, dal 1891) e Australian Open (Melbourne, dal 1905), sono i tornei del Grand Slam. Oltre a questi 4 importantissime competizioni quelle del circuito Atp (maschile) e Wta (femminile) e la Coppa Davis, un torneo a squadre nazionali, istituito nel 1900 come sfida tra Gran Bretagna e Stati Uniti.

Il dress code

Le regole del tennis sugli outfit dei giocatori in campo nascono rigidissime.

Il dress code viene sancito da Wimbledon: il colore del tennis è il bianco.

Le divise candide, simbolo di purezza e di un certo status sociale (borghese e aristocratico), servivano anche a coprire le possibili tracce di sudore che facilmente potevano generarsi durante le partite (ricordiamo che il tennis non è uno sport con limiti orari di durata quindi una partita può durare anche molte ore).

Il regolamento di Wimbledon, che ha influenzato nella storia anche tutti gli altri tornei, è stato fin da subito chiaro e rigidissimo: il bianco era l’unico colore per gli atleti non solo in campo ma anche in prossimità dei campi da tennis. Indumenti e accessori, compresi lacci delle scarpe, biancheria intima, fascette e bende. Bianco candido, nessun’altra sfumatura, né panna, nè bianco sporco, né avorio e nessun disegno o motivo.

Le regole vengono stravolte ed è subito moda

Non tutti i tennisti hanno accettato di buon grado il decalogo di regole di Wimbledon. John McEnroe, nel 1980, durante la finale contro Bjorn Borg, indossò una fascia color rosso scarlatto. Roger Federer, nel 2003, ha ricevuto intimazione di cambiare le scarpe, interamente bianche ma con le suole arancione brillante e nel 2009, ha destato questioni la sua felpa con disegni oro e la borsa bianca e oro.

Ma colui che ha veramente rotto le regole ingessate del dress code nel tennis, con una forza più che dirompente, è stato il campione Andrè Agassi che per anni ha addirittura rifiutato di partecipare al torneo di Wimbledon proprio per non dover sottostare alla regola del bianco (partecipò, vincendo, nel 1992).

Agassi e la sua rivoluzione contro l’establishment

Il Kid di Las Vegas porta in questo sport tutta la sua personalità di grande campione difficile da contenere nelle regole rigide di un dress code intransigente, portatore simbolico di eleganza e di un certo status sociale medio alto.

Andrè Agassi viene cresciuto nella rigidità di allenamenti estenuanti: è un campione nato campione e allenato per essere un campione e forse da questa forte rigidità di cui permea la sua educazione sportiva che evolve la voglia di rompere gli schemi.

Orecchini, collane, capelli lunghi e tinti in perfetto stile punk rendono Agassi il simbolo di una vera rivoluzione stilistica che trova il suo approdo nella collaborazione con Nike che firmerà i suoi look più eccentrici, quelli passati alla storia, tra i quali i completi composti da pantaloncini in denim e t-shirt con taglio camicia che renderanno iconica l’immagine del campione fin dai suoi esordi.

Ma non solo i jeans: t-shirt piene di disegni, bandane, fasce e polsini colorate, scarpe rosa. Tutto è rivoluzione nello stile unconventional di Agassi, un vero manifesto di libertà di espressione in uno degli ambiti più rigidi e classisti della storia, in netta contrapposizione con Pete Sampras, l’altra faccia della medaglia agassiana per eccellenza, la personalità di un campione mai sopra le righe, sobria nell’immagine e nella tecnica sportiva.

A proposito del legame inverso tra Agassi e Sampras è da ricordare la grande campagna di marketing di Nike che realizzò lo spot “Just do it” ingaggiando entrambi i campioni che improvvisavano un duello in mezzo al traffico, due facce della stessa medaglia, appunto, nel modo di giocare e nello stile.

La rivoluzione agassiana è quella che ha sdoganato colori e stampe in campo ed ha consentito di restituire l’immagine del tennis che oggi conosciamo.

È così che ieri, per esempio, in campo, abbiamo visto la finale di Coppa Davis, giocata da tennisti vestiti con t-shirt colorate, azzurro per Sinner e Arnaldi, giallo per Popyrin e De Minaur.

Grandi brand e tennis

Fuori dal campo il richiamo allo stile old money (il trend che richiama lo stile dell’alta borghesia degli anni ’60) è fortissimo e di gran moda per cui sarà facile incontrare outfit dal sapore retrò, classicheggianti, che guardano indietro ai tempi in cui l’Italia vinse la prima Davis.

L’estetica tipica del mondo del tennis ci porta a pensare ai grandi classici: la polo Lacoste o il golfino Fred Perry, la gonnellina a pieghe, il bianco candido.

Alcuni simboli hanno fatto la fortuna e il carattere distintivo di collezioni e brand e ci sono linee che hanno letteralmente fatto la storia in campo e fuori.

Ricordiamo, tra i primi brand a imporsi nel settore moda partendo dal campo, Lacoste (Renè), che fu un tennista da Coppa Davis prima di lanciare sul mercato le sue iconiche magliette nel 1933. Allo stesso modo Fred Perry, prima di diventare lo stilista, vinse tre volte a Wimbledon e poi lanciò, nel 1952, la nota collezione di polo e poi i maglioncini.

Le Stan Smith di Adidas nascono dalla collaborazione del brand con il tennista Roberts anche se furono nominate in onore del tennista Stanley Roger Smith, hanno fatto letteralmente la storia e ancora oggi sono un pezzo cool presente trasversalmente nelle scarpiere della maggior parte di noi. Nike, ha vestito la rivoluzione Agassi, su quello stesso filone ha rilanciato nel 2020 gli outfit ribelli del grande campione, e oggi, tra gli altri, veste Sinner.

I look total black di Berrettini – Fognini, firmati Boss e Armani, si spingono agli antipodi della tradizione che li vorrebbe di bianco vestiti come da regolamento di Wimbledon.

Sempre Sinner è ambasciatore di Gucci che per lui ha realizzato un borsone nel tipico stile della maison ma firmato “Jannik Sinner” e abbinato ai colori ufficiali dei vari tornei che disputa, lo abbiamo visto per Nitto ATP Finals e anche a Wimbledon (per portare il borsone sui campi di Wimbledon ha dovuto chiedere un permesso speciale).

E non mancano capsule collection dedicate allo stile del tennis, da Mango a Oysho a Miu Miu a Zara, fino a Chanel, Vuitton e Celine a dimostrazione di quanto questo sport sia permeato e contamini il lifestyle ormai da più di duecento anni di storia.

Dopo la grande vittoria italiana in Coppa Davis è facile immaginare nuove ondate di tendenze dedicate a questo sport che impone disciplina e sacrificio, un pizzico di coraggio e una grande dose di stile!

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