Sommario
Questo articolo nasce da un confronto condiviso all’interno del Master in Neuroscienze e Psicologia Positiva per la Moda, dove ci siamo interrogati sul significato profondo del vestire, intrecciando scienza, estetica e benessere. Proprio in una delle nostre discussioni di gruppo è emersa l’immagine, inizialmente bizzarra, poi affascinante, di gambe estive infilate negli stivali in pieno sole. Lì, tra risonanze cerebrali e archetipi narrativi, è nata la domanda: cosa cerca di comunicare questo gesto?
E poi… la moda ha risposto. Nel 2023, Céline ha portato in passerella una collezione fatta di leggerezza sartoriale e cuori coperti da stivali. Un contrasto studiato, quasi cinematografico, che evocava l’eleganza tagliente delle donne hitchcockiane: fredde, misteriose, iper-controllate, eppure pericolosamente sensuali. Da quel momento in poi, l’effetto imitativo ha fatto il suo corso. Celebrities, influencer, copertine: il trend ha preso piede (è il caso di dirlo), portando l’immagine dello stivale estivo sulle gambe dorate delle it girls internazionali. E ancora una volta, ciò che nasce da una suggestione teorica, il desiderio di protezione, potere e stile, diventa visibile, indossabile, fotografabile. La psiche diventa passerella. E viceversa.
Stivali estivi: c’è una contraddizione?
C’è qualcosa di ostinato, quasi lirico, nell’indossare un paio di stivali in piena estate. Come se il corpo cercasse un’altra stagione, un altro tempo, un’altra pelle.
In apparenza si tratta di una contraddizione climatica: perché coprire il piede quando l’aria chiama nudità, leggerezza, sandali? Eppure, la moda non ama la coerenza lineare, preferisce le ambiguità, le evocazioni, i paradossi. E proprio qui si apre uno spazio di riflessione dove psicologia, cultura pop, neuroscienze e desiderio si intrecciano, talvolta senza bussola, ma mai senza senso.
La moda è un sistema simbolico, un discorso sul corpo e sull’identità. Non è solo superficie: è superficie che parla. Come scriveva Roland Barthes, è un linguaggio che funziona come una mitologia moderna. Ma è anche, per dirla con Freud, una delle molte vie attraverso cui il desiderio si traveste.
Questione di regole?
Indossare stivali in estate è un gesto che sembra sovvertire le regole.
È un atto estetico, ma anche psicologico: un’affermazione, talvolta una provocazione. Può essere letta come una difesa contro la nudità imposta dal caldo o come una sorta di armatura simbolica.
Il piede, nella sua intimità sensuale, viene protetto, quasi nascosto, da un oggetto che non serve a riparare ma a rappresentare.
La moda degli stivali estivi può raccontare un’insofferenza per il presente, un bisogno di distinguersi, o anche un desiderio di reincantare il quotidiano attraverso l’anacronismo. Come se la moda volesse esercitare un piccolo potere magico: evocare la potenza dell’inverno nel cuore dell’estate. È il tempo psicologico che prevale su quello meteorologico.
Cosa ci dicono le Neuroscienze?
Le neuroscienze ci insegnano che la percezione estetica, il piacere visivo e il riconoscimento del sé sono profondamente legati. L’indumento che scegliamo attiva una rete complessa di aree cerebrali: corteccia prefrontale per la valutazione sociale, sistema limbico per la risposta emotiva, nucleus accumbens per la gratificazione. La moda, insomma, accende il cervello e anche l’immaginazione.
Quando vediamo una persona con stivali a luglio, il nostro cervello registra l’anomalia. L’incongruenza genera attenzione. Il contrasto tra ciò che ci aspettiamo e ciò che vediamo diventa un segnale: qualcosa qui non torna, dunque ci interessa.
La dissonanza percettiva è seduttiva. Inoltre gli stivali, soprattutto se alti, rigidi, decorati hanno una carica archetipica. Rievocano immagini ancestrali: la guerriera, la strega, la dominatrice, l’amazzone. Sono strumenti di potere, oggetti transizionali tra il quotidiano e il fantastico.
E qui arriva Sailor Moon
Ed è proprio quando scomodiamo la fantasia che entra in scena Sailor Moon. Ve la ricordate insieme alle sue amiche su Italia Uno dopo la scuola? Questo anime (prima manga) nato negli anni Novanta ha segnato generazioni con il suo immaginario femminile, fluido, potente. Le protagoniste sono adolescenti, combattenti, vulnerabili ma coraggiose, e tutte portano stivali come parte integrante della loro “trasformazione”.
Si trasformano alzandosi in aria in un passaggio visivo quasi rituale tra il corpo e il costume che è un condensato di psicologia della moda. È lì che l’identità prende forma: la ragazzina insicura si trasforma in paladina dell’amore e della giustizia, e lo fa attraverso un outfit. Lo stivale è parte dell’armatura, ma anche segno di stile, erotismo sublimato, feticcio narrativo.
Indossare stivali in estate, oggi, può essere letto anche come un omaggio a quel tipo di empowerment iconico e giocoso: essere una guerriera in abiti da bambola. È una performance identitaria, un’estetica che gioca con i codici della femminilità e li ribalta. Judith Butler parlava di gender as performance: qui la moda diventa power as performance.
Ma perché proprio in estate?
Perché scegliere un capo che va contro il clima? La risposta non sta nel termometro, ma nella topografia affettiva del corpo. Gli stivali sono contenimento, forma, postura. Offrono struttura quando tutto il resto invita allo scioglimento.
Nel caldo, il corpo si espone, si espande. Gli stivali fanno il contrario: stringono, comprimono, delineano. Sono un rifiuto simbolico della dissipazione. Una ragazza con gli stivali d’estate è una dichiarazione di presenza: “Io non mi sciolgo. Io tengo la forma.” In un certo senso, è un atto di resistenza psicologica al disordine dell’afa. Uno “stare in sé” anche quando tutto fuori suda e si sfalda.
Indossare stivali in estate non è solo una scelta estetica o un capriccio modaiolo. È un gesto simbolico, carico di significati psicologici e culturali. È la traccia di un’immaginazione che si rifiuta di essere lineare, stagionale, prevedibile. È un piccolo atto di sovversione, ma anche di nostalgia, che riattiva figure mitiche e desideri inconsci.
Nel cortocircuito tra pelle e cuoio, afa e silhouette, si gioca una partita complessa tra identità, inconscio e società. La verità si rivela quando qualcosa non torna. Quando il segno è fuori posto. Quando una ragazza cammina sotto il sole di luglio con gli stivali ai piedi e un sogno negli occhi.