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Il rosa e la bambina perfetta

di Chiara Salomone
3 min

È il colore che accompagna, prevalentemente le donne, nelle prime fasi della vita.

Avvolge come un abbraccio materno, ricorda l’infanzia: quella vissuta e a volte quella solo desiderata.

È il colore della bambina perfetta, quella con la cameretta da film e la mamma che sforna i biscotti. Quella bambina che qualcuno avrebbe voluto che fossimo o che forse siamo state o, chissà, che avremmo voluto essere. Quella bambina che però non c’è più e ogni tanto spiffera tra i rosa del nostro armadio.

L’aspettativa di un colore e le sue tante facce

Il rosa, con la sua morbidezza zuccherina, sa di nostalgia, di aspettative, di pressioni invisibili, di un ideale di perfezione che ci ha ingabbiato. Ma il rosa è anche il colore della rinascita, della leggerezza, della libertà di essere ciò che siamo davvero, al di là dei ruoli imposti.

In ogni sfumatura di rosa si nasconde una doppia natura: da un lato, la tenerezza e la dolcezza, dall’altro, la possibilità di trasformazione e di liberazione; ricorda la primavera della vita che ogni tanto abbiamo bisogno di far tornare.

Quante volte abbiamo indossato il rosa nella nostra infanzia?

Quante volte ci siamo sentite “spinte” a essere gentili, delicate, perfette come il rosa stesso?

Un colore che ci è stato imposto come un’etichetta, un segno di dolcezza e purezza, ma che, troppo spesso, ha portato con sé il peso delle aspettative: essere sempre in ordine, non alzare mai la voce, non disturbare mai, non sbagliare mai.

Un colore coraggioso che cambia con l’età

Il rosa però è anche leggero, frivolo, su quella delicatezza imposta ci sa scherzare. Qualcuno lo potenzia integrando quel tocco di rosso più intenso che lo trasforma in fucsia, il colore di chi della sua fragilità ci ha fatto la sua forza.. Il fucsia non è altro un rosa che ha imparato a parlare il linguaggio del rosso, ma senza farsi sopraffare.

Il rosa piace tantissimo o pochissimo, spesso a fasi alterne della vita (che quasi mai coincidono con l’adolescenza dove essere piccoli e fragili non è contemplato). Il rosa torna a piacere quando essere perfetti non è più un’ambizione, quando non bisogna più essere forti a tutti i costi, quando possiamo essere leggeri

Il rosa è il colore dei fiori del ciliegio, della bellezza effimera, ma anche quello della forza che si nasconde nel crescere, nell’evolversi, nel trasformarsi. I fiori rosa sono simbolo di crescita personale, di quella consapevolezza che arriva quando, finalmente, impariamo a liberarci dalle catene del passato.

Ogni petalo che si apre, ogni fiore che sboccia, è un invito a essere più leggeri, a lasciare andare il peso che ci siamo portati dietro per troppo tempo. È un invito a vivere senza paura, senza timore di non essere abbastanza. È un invito a riappropriarci della nostra forza, della nostra bellezza, della nostra unicità. Il rosa ci ricorda che possiamo essere gentili senza essere fragili, che possiamo essere forti senza essere dure.

Cosa dicono le neuroscienze

Quando esploriamo le neuroscienze delle emozioni legate al rosa, scopriamo che il rosa è un colore che viene generalmente percepito come affettuoso e delicato, evocando sentimenti di protezione, dolcezza e tranquillità. Secondo diverse teorie psicologiche e neuroscientifiche, il colore rosa stimola il rilascio di endorfine e ossitocina nel cervello, due neurotrasmettitori strettamente legati al benessere e ai sentimenti di connessione e affetto.

L’ossitocina, in particolare, è conosciuta come “l’ormone dell’amore” ed è rilasciata durante momenti di legame sociale, come l’abbraccio, il contatto fisico e le interazioni emotive positive. Il rosa, simbolo di affetto e connessione, può stimolare il cervello a rilasciare quest’ormone, creando un effetto di benessere e calma, e promuovendo una sensazione di “sicurezza emotiva”.

Da un punto di vista neuroscientifico, possiamo vedere il rosa come un segnale visivo che attiva circuiti cerebrali associati al legame e alla cura, a differenza di colori più intensi come il rosso o il blu, che possono attivare emozioni contrastanti o più intense. Interessante è anche l’effetto che il rosa ha sull’attività cerebrale. Il colore rosa ha una qualità che riesce a stimolare il cervello in modo equilibrato, evitando l’eccessiva stimolazione che potrebbe derivare da colori più aggressivi come il rosso.

In uno studio sulle reazioni cerebrali ai colori, è emerso che il rosa tende ad attivare l’area cerebrale legata alle emozioni positive senza sovraccaricare il sistema. Ciò può spiegare perché il rosa viene spesso associato a sentimenti di gioia, amore e serenità. Al contrario, colori più saturi e intensi come il rosso o il giallo possono stimolare aree cerebrali legate a reazioni di allerta o eccitazione, a volte anche stressanti, mentre il rosa è percepito come un “colore soft“, che induce una sensazione di rilassamento e calma. Ciò non significa che il rosa non abbia un effetto stimolante: al contrario, una versione più intensa del rosa, come il magenta o il fucsia, può evocare emozioni di energia positiva, di creatività, di passione, pur mantenendo quella connessione con la dolcezza e l’affetto.

In equilibrio tra forza e vulnerabilità

Il colore rosa dunque non è solo una questione estetica, ma può avere un impatto reale sul nostro sistema nervoso e sulle nostre emozioni. Il rosa è un colore che ci invita a ritrovare un equilibrio emotivo tra forza e vulnerabilità. La sua combinazione unica di stimolazione e tranquillità può aiutarci a sentirci più in pace con noi stessi, a trovare serenità nelle sfide quotidiane e a coltivare un senso di affetto e connessione con gli altri. Se c’è una cosa che le neuroscienze ci suggeriscono è che il rosa ha un potere nascosto: quello di curare e di aiutarci a riscoprire la nostra umanità più dolce e genuina.

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