Sommario
La 75esima edizione della kermesse più seguita d’Italia (dati alla mano, non diciamo mica per dire!) è appena terminata. E’ terminata anche la maratona di Mara Venier che su Domenica In, in diretta dal palco dell’Ariston, fa esibire nuovamente tutti i cantanti per poi affidarli alle amorevoli (a tratti melense) parole dei giornalisti e commentatori presenti e guai a dire una parola che non emana “cuoricini” (e poi lo scambio non viene neppure concesso a tutti perchè la smania dei tempi non è solo di Carlo Conti!). Sanremo è finito e come sempre lascia alle sue spalle scie di commenti e polemiche: quando è troppo show e poca musica, quando è solo musica e poco show, quando sono troppo puntuali, quando vanno troppo in ritardo. Poi ci sono le pagelle, puntuali come i coriandoli a carnevale e i cuori a San Valentino e durante la settimana di Sanremo tutti elargiscono pagelle su testi, musica, canzone, look, outfit e chi più ne ha più ne metta. Io concordo con Enzo Miccio (ndr): quest’anno la moda ha fatto il suo ingresso ufficiale a Sanremo trasformando in parte la kermesse nella “settimana della moda sanremese”. Questo è valso per tutti? Assolutamente no! Ma possiamo dire che per la stragrande maggioranza degli artisti la ricerca stilistica, visiva, in alcuni casi coerente con il personaggio e con il pezzo proposto in gara, c’è assolutamente stata. E per inciso ritengo sia stata, a livello musicale, una edizione di livello superiore alle ultime che abbiamo ascoltato: pochi pezzi che personalmente salto a piè pari nelle playlist di Sanremo, molti orecchiabili e qualche bel pezzo importante senza essere un macigno (poi c’è anche il macigno ma quello è da tradizione). E bentornato al cantautorato che viene votato parimenti da casa e dalla sala stampa e dagli addetti ai lavori.. forse è vero, qualcosa, in questo nostro pazzo Stivale, si sta muovendo..
Venendo ai nostri topic più “cari” abbiamo deciso di guardare la terna dei vincitori dagli occhi della loro immagine, tre artisti diversissimi per età, background musicale e, soprattutto, per approccio alla moda. Un mix di tendenze e visioni individuali che raccontano il presente e le sfumature di un’Italia che (forse) cambia.
Brunori Sas: il classico che sa di certezze e di futuro
Dario Brunori, in arte Brunori Sas, si conferma uno dei cantautori più raffinati della scena musicale italiana. Il suo stile, come la sua musica, è classico, rassicurante e denso di significato. Ogni parola ha il suo senso, il suo peso, il suo posto nel mondo e nelle metriche delle sue canzoni. Per la sua partecipazione a Sanremo 2025, Brunori ha scelto di non stravolgere la sua identità stilistica ma di aggiornarla con piccole note di modernità. Giacca su misura, camicie con tessuti pregiati o, fuori dal palco, camicia di jeans, papillon dal taglio sofisticato ma leggermente più grande, per suggerire un pizzico di avanguardia senza mai scadere nell’eccesso. Un look che si fa portavoce della sua musicalità elegante e ponderata, un po’ come la sua scrittura, che mescola il tradizionale con una fresca innovazione e con il retrogusto della verità, raccontata in musica.
Le scelte stilistiche di Brunori Sas, che non si affida a grandi maison ma predilige sartorialità e dettagli ricercati, sono un omaggio al passato, alla classicità (lui lo chiama look da parroco) ma al contempo indicano una visione moderna, quella di chi sa che il nuovo può essere, a volte, anche una piccola evoluzione dell’antico. Il risultato? Un cantante che non ha paura di mostrare il suo stile distintivo, che racconta il suo mondo con sobrietà e insieme personalità.
Lucio Corsi: eccentrico e senza filtri
Il secondo gradino del podio è tutto per Lucio Corsi, un artista che con il suo stile stravagante e decisamente fuori dagli schemi ha catturato l’attenzione di pubblico e critica. Moda costruita? Eh no, senza il supporto delle grandi maison, Corsi sembra voler dichiarare la sua indipendenza anche attraverso il look. Un insieme di eccentricità che ricorda le atmosfere surreali delle fiabe, di un artista che porta sul palco se stesso senza compromessi.
Il suo stile, in una parola, è…stile. Pantaloni larghi o aderentissimi che esaltano la fisicità magrissima, camicie con stampe bizzarre, t-shirt con i personaggi dei Looney Tunes o con Topo Gigio, suo compagno di viaggio, giacche fuori misura o boleri con le spalle a farfalla imbottite con i pacchetti di patatine.
Non ha bisogno di ostentare e nello stesso tempo, in qualche modo, lo fa, e ogni sua scelta stilistica, anche quella più insolita, è incredibilmente coerente con il suo spirito libero e la sua visione musicale. E così, anche per lui, il palco di Sanremo è diventato un palcoscenico di autenticità, dove non importa essere “alla moda”, ma semplicemente se stessi con gli abiti “di repertorio”, indossati già nei suoi spettacoli passati. E così la sua canzone e la sua immagine portano con coerenza un messaggio: rifiutare la perfezione e abbracciare l’imperfezione come valore artistico e umano. Un inno alla sincerità che fa brillare.
Olly: un po’ freschezza di giovinezza e un po’ stile della nonna
Infine, c’è Olly, il giovane talento che ha vinto la 75esima edizione del Festival di Sanremo portando energia e una ventata di fresca gioventù (ha solo 23 anni), ma con un look che strizza l’occhio al passato, quasi un giovane vecchio. Se da un lato il suo stile è giovane e contemporaneo, dall’altro osserviamo dei rimandi che potrebbero sembrare fuori dal tempo, forse proprio per bilanciare la sua età anagrafica? I golfini twin-set di lana, corti, sembrano un omaggio a quelli delle nonne. Eppure, nonostante il richiamo a un’estetica vintage, Olly riesce a modernizzare questa scelta con il fisico atletico e con la grinta, che viene fuori anche grazie ai bicipiti da rugbista che, sebbene spesso coperti, non passano inosservati. Il suo è un look casual ma curato e impreziosito da dettagli lurex e tessuti di pregio.
Veste Emporio Armani ma non sembra, nel senso che i suoi outfit non gridano alla maison e sembrano essere del tutto naturali, quasi quotidiani. Il gilet o il cardigan di lana, la camicia in raso di seta sopra la canotta a coste accompagnate da un pantalone a palazzo con banda laterale e fascia dello smoking per la finale, rappresentano il perfetto equilibrio tra una gioventù che celebra le tradizioni senza prendersi troppo sul serio. Ma Olly, come i suoi colleghi di podio, è un cantautore che ha fatto della musica la regina della sua permanenza sanremese e il look, come recita un vecchio adagio, quasi atavico, non era la priorità, forse. Il giovane cantautore ha saputo giocare con le contraddizioni: un look apparentemente semplice, ma con un mix di elementi ben studiati. Forse è proprio questa capacità di navigare tra generazioni e stili diversi che lo ha reso affascinante e che in qualche modo ha puntato il faro più grande sul pezzo e sulla sua performance, tanto da meritare la vittoria.
Tre stili, un solo messaggio: autenticità
In definitiva, i tre artisti che hanno trionfato a Sanremo 2025 ci offrono una lezione di stile che va oltre la moda e la tendenza del momento. Dal classico ma moderno Brunori Sas all’incredibile eccentricità di Lucio Corsi, fino alla freschezza retrò di Olly, vediamo come la musica e lo stile possano intrecciarsi dando ancora più valore ai messaggi proposti. E così, se Sanremo è sempre stato un palco che racconta uno spaccato di società e le sue trasformazioni, in questa edizione lo stile degli artisti ci dice molto di più: tra tante maison blasonate e nomi altisonanti, il podio è espressione di un’autenticità quasi sopita, e in un mondo che sembra sempre più omologato, c’è ancora chi osa ancora essere se stesso. Un’ovazione a chi non ha paura di mostrarsi nella propria diversità, ma che alla fine riesce a toccare nel profondo il cuore degli altri.