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Appartenenza e identità: vi racconto la mia divisa

Scopriamo grazie all’intervista a Livia Matarazzo di Licosa il valore di una divisa

di Annalisa Tortora
livia matarazzo di licosa

Una scelta tutt’altro che improvvisata quella di una divisa aziendale che, con i suoi tratti, comunica e racconta un’idea. Concettualmente siamo abituati e vedere persone vestite nello stesso modo entrando nei negozi oppure all’interno di alcune tipologie di uffici. Ma sappiamo con certezza che alcune di quelle immagini ci risultano coerenti e, in qualche modo, ben inserite nel loro contesto e altre assolutamente no.

Può anche capitare di vedere indossata una divisa con estrema naturalezza oppure, al contrario, come una sorta di armatura pesante.

La scelta di raccontare questa storia nasce per sottolineare quanto “il come” possa fare la differenza su un prodotto finale.In termini di immagine, reputazione e anche di coesione interna.

Incontriamo Livia Matarazzo di Licosa, imprenditrice che spende la sua professionalità per una delle cause più nobili ed impegnative: i bambini. L’educazione, la scolarizzazione e la formazione degli adulti del domani, dei nostri futuri leader, sono tra gli ambiti più impegnativi e delicati che la società moderna si trova ad affrontare. Non basta più un’offerta formativa. Ci vuole una visione che si basi su valori concreti e su principi più che saldi ed è da qui parte la nostra avventura.

Livia, perché hai deciso di dotare il personale della scuola, docenti e operatori, di divise aziendali? 

La scelta nasce per trasmettere un senso di appartenenza ai nostri valori. In un certo senso nasce prima per noi, team, che per gli esterni. Volevo, attraverso l’abbigliamento, dare un’identità di azienda.

Volevo che tutti gli operatori della scuola comunicassero e contestualmente sentissero in maniera coordinata ed organica gli stessi valori. Quelli della scuola, quelli che abbiamo sposato sul campo e su cui abbiamo strutturato il nostro lavoro. Avere una identificazione a livello visivo doveva, nella mia idea, accomunare il gruppo, diversificarlo da tutte le persone esterne.

divise aziendali

Una divisa, si, ma quale? Nel tuo caso l’immagine della scuola deve avere un appeal su famiglie ed alunni, anche molto piccoli. Come hai scelto l’immagine che faceva per te?

Nel corso del tempo ho sentito il bisogno di certificare e rafforzare ancora di più l’immagine della squadra. Ero sempre più convinta che un’immagine che coerentemente rispecchia i tuoi valori sarà sempre un punto di forza a tuo favore. E così ho cercato un professionista che potesse aiutarmi a rendere visivamente la mia idea di appartenenza. Grazie al lavoro di una esperta di dress code ho toccato con mano un’idea. 

Tessuti, colori, stampe: un tutto coerente e performante. 

Il percorso per realizzare in modo professionale una divisa è tutt’altro che banale. Prevede vari step di analisi prima di tutto dei valori che la divisa vuole comunicare. Poi delle modalità, forme e colori, per rappresentarli, poi dei soggetti a cui deve parlare. E infine, ma di certo non per importanza, c’è la condivisione con chi effettivamente la deve indossare. 

Nel mio caso abbiamo scelto il blu, il colore della comunicazione, della pace, della tranquillità, ciò che cerca un genitore per il proprio figlio. E contestualmente un colore che esprima autorevolezza agli occhi dei piccoli protagonisti della scuola. Al blu accostatiamo bluse e camicie fiorate o con stampe curvilinee attrattive per i bambini che veicolano accoglienza, empatia, apertura.

Il senso è di imprimere fluidità veicolando flessibilità ma anche comodità per il team che le indossa. Tutti i membri del gruppo hanno ricevuto un’analisi morfologica per poter calzare appieno la divisa alla forma fisica di ognuno. Cosicché, dalla divisa, potessero sentirsi valorizzati e non mortificati. 

divise

Il tuo team come ha preso l’idea di indossare una divisa al posto di vestirsi “liberamente” come volevano?

Ha accolto molto bene la reintroduzione della divisa. Perché, non solo è stato coinvolto nel processo ideativo, ma l’esperta di dress code ci ha seguito nella realizzazione del progetto. Ha ascoltato le esigenze delle educatrici cercando di realizzarle in modo coerente rispetto al progetto complessivo.

Più una persona si sente a suo agio nei suoi panni e più può dare prestigio agli indumenti che indossa. Se è vero che un capo di valore non nasce solo dai tessuti con cui viene realizzato ma dipende da chi e da come lo indossa: se i membri dello staff sentiranno la divisa come “loro” la eleveranno. E così è stato.

Allo stesso modo, capire il “perché” agevola l’introduzione di una novità. La dress coder, consapevolmente, ha guidato tutto il processo senza mai imporre nulla. Generando così coinvolgimento dal momento in cui il progetto è partito, spiegando e condividendo il perché fosse importante uniformarsi. E avere tutte lo stesso mood. Poi ha svolto l’analisi morfologica e, al momento della consegna delle divise, ha motivato loro ogni dettaglio.

Puoi dire che la scelta di un abbigliamento che accomuna tutto lo staff abbia fatto la differenza sul prodotto finale che offri alla tua utenza? Se si perché?

Si, certamente. Sia in termini pratici nel favorire la libertà di movimento nel nostro lavoro, che nell’aspetto identitario della scuola. Condividere un’uniforme che piace e che è comoda genera un’energia positiva ed un senso di appartenenza al “nucleo familiare”.

l percorso di condivisione con educatori ed educatrici ha aumentato l’affinità tra colleghi che, riconoscendosi in uno stesso gruppo di appartenenza, in qualche modo, sono riusciti a fare ancora più squadra. Il prodotto finale di questo lavoro ci ha restituito molto di più di quanto in effetti non cercassi.Dando un ulteriore collante da affiancare alla condivisione d’intenti che ci vede quotidianamente fianco a fianco.

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