Sommario
La cravatta è quell’accessorio formale immancabile nel guardaroba dell’uomo dallo stile classico, soprattutto se fa un lavoro che ne richiede l’utilizzo quotidiano.
In passato la cravatta era molto più usata rispetto a oggi, quasi d’obbligo nei contesti d’ufficio, e non solo se si ricopriva un ruolo di spicco.
Negli ultimi anni ci troviamo di fronte alla necessità di “stare più comodi” ed essere meno rigidi anche e soprattutto a lavoro, ma la cravatta rimane sempre un accessorio da avere nel proprio armadio perché si sa, anche per chi non la porta quotidianamente, l’invito a un matrimonio è sempre dietro l’angolo!
Storia della cravatta da uomo
Come tutti i capi d’abbigliamento, anche la cravatta ha una storia antica che, attraverso secoli e culture differenti, testimonia il mutare dei gusti estetici e dei dress code della società.
La cravatta deriva da un termine che significa “croato”. Proprio i mercenari croati a servizio della Francia durante l’epoca Rinascimentale-Barocca erano soliti portare un fazzoletto di stoffa annodato al collo per distinguere in modo elegante il loro reggimento. Fu allora che Luigi XIV, che, in quanto a tendenze non era secondo a nessuno, affascinato da questo accessorio, iniziò a usare a corte un foulard intrecciato al collo, sancendo la nascita della cravatta come elemento di moda tipico dell’aristocrazia.
La nascita della borghesia nel corso dell’Ottocento ha cambiato per sempre il modo di vestire dell’universo maschile, semplificando gli abiti da uomo in ogni loro linea e forma ed eliminando ogni tipo di orpello. Ecco che la cravatta assunse un aspetto più sobrio e strutturato. I Dandy inglesi ne fecero l’accessorio distintivo del gentiluomo per eccellenza, tanto che annodare la cravatta divenne una vera e propria arte.
Nel corso del Novecento la cravatta cambiò spesso foggia in termini di colori e fantasie adattandosi alle tendenze e ai movimenti sociali dei vari decenni, fino ad arrivare ai giorni nostri come accessorio considerato formale.
Coem fare il nodo alla cravatta
La cravatta va in primis adattata al colletto della camicia, per avere un nodo pulito e che stia ben fermo al suo posto. Colletti dalle vele più strette come quello italiano e club, dalle punte tonde, richiedono un nodo più piccolo perfetto per bilanciare un collo corto.
Il colletto francese, dalle vele larghe, va abbinato a una cravatta dal nodo più grande come può essere il famoso Windsor, conosciuto come il nodo per le occasioni importanti.
Nodi dalle medie dimensioni, come il classico Four-in-hand, si adatta un po’ a tutti i colletti, ideali per quelli dalla media apertura come il mezzo francese e il mezzo italiano.
Come indossare la cravatta: colori e tessuti
Il colore della cravatta, così come il tessuto, ne indica il grado di formalità. Tinta unita e micro fantasie sono le più formali, seguite dalla fantasia regimental per terminare con quelle più colorate dai macro disegni. La seta è la fibra formale per eccellenza, ma esistono anche cravatte di lana o misto lana, decisamente più informali per l’uomo dallo stile classico, ma da tenere oggi in considerazione anche per appuntamenti di lavoro in cui non è richiesto un rigido dress-code.
Come abbinare la cravatta al resto dell’outfit?
Sicuramente se la cravatta è tinta unita non va scelta dello stesso colore dell’abito, ma può richiamarne la nuance magari con un tono più chiaro oppure la profondità con una tinta differente; una cravatta bordeaux è molto raffinata su un abito blu scuro. Se la fantasia è diversa da quella della camicia può richiamarne la nuance mentre, se il disegno è lo stesso, meglio scegliere la cravatta con una fantasia di dimensioni e intensità differenti per una maggiore tridimensionalità del look.
È inoltre importante, a livello di armonia visiva, che la cravatta accarezzi in lunghezza la parte alta della cintura.
Piccola curiosità: sapete perché nelle occasioni formali si porta per convenzione la cravatta? Perché questa copre i bottoni della camicia che, in passato, erano quei dettagli che la rendevano un capo intimo.