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Bianca Censori durante i Grammy Awards (Credits: Ansa)
L’abito fa il monaco, il non-abito fa la star (per una serata). Bianca Censori ha deciso di lasciare tutti a bocca aperta—letteralmente—presentandosi praticamente nuda sul red carpet dei Grammy Awards, con un look che più che haute couture sembrava un malinteso tra un body trasparente e la voglia di sfidare i limiti del buon senso.
Secondo indiscrezioni, il marito Kanye West (perché, ovviamente, lui c’entra sempre) le avrebbe sussurrato: “Fai la scenata, ora, lasciatelo cadere sulle spalle e poi voltati”, riferendosi alla pelliccia nera con la quale era entrata alla serata.
E così, in un mondo dove lo stupore è ormai moneta svalutata, la signora West ha fatto il suo ingresso trionfale come una statua vivente del concetto “less is more”—e in questo caso, molto meno è molto di più.
Una scenata preparata
Censori, del resto, sembra aver ormai abbracciato in pieno la filosofia dell’esposizione totale, diventando il perfetto accessorio vivente dell’estro creativo di Kanye. Dopo le calzamaglie trasparenti, le fasciature stile imbottitura post-operatoria e le silhouette che sembrano uscite da un esperimento di moda concettuale fallito, era solo questione di tempo prima che si arrivasse al grado zero del vestiario. Un’operazione di branding studiata a tavolino o una disperata richiesta di attenzione? Forse entrambe.
Nudità in luogo pubblico: cara Bianca, non sei la prima
D’altronde, la nudità come atto di espressione non è certo una trovata nuova. Madonna ha costruito un’intera carriera sulla provocazione, da Like a Virgin agli scatti di Sex, e persino Cher, con i suoi abiti trasparenti, ha giocato più volte sul confine tra sensualità e scandalo. In ambito maschile, nessuno dimentica il celebre abito “senza niente sotto” di Lil Nas X, o la body positivity portata in passerella da Billy Porter. E come dimenticare gli exploit di Doja Cat, tra cristalli incollati sulla pelle e abiti ridotti all’osso? Anche i Maneskin, con le loro scelte stilistiche audaci, hanno saputo trasformare il proprio corpo in un manifesto estetico e sociale.
Haute Couture propone abiti non indossabili? Le star rispondono
La moda non è mai stata così schizofrenica. Da un lato, l’Haute Couture di Parigi ha appena chiuso i battenti con un tripudio di abiti-scultura, tessuti da sogno e costruzioni sartoriali talmente elaborate da sembrare pensate per una realtà parallela dove nessuno deve sedersi o respirare liberamente.
Dall’altro, sul red carpet dei Grammy Awards, abbiamo assistito alla negazione stessa dell’abito: Bianca Censori (e non solo lei) ha dimostrato che l’ultima frontiera dell’alta moda è… l’assenza totale di vestiti.
In poche parole, siamo passati dagli abiti impossibili da indossare agli abiti inesistenti. Se la Couture gioca a fare l’intoccabile opera d’arte, l’altra metà dello spettacolo sceglie di cancellare il concetto stesso di tessuto. Un paradosso perfetto: vestiti troppo presenti per essere reali e corpi troppo esposti per parlare di moda. Nel mezzo? Il pubblico, che si chiede se sia più assurda l’ostentazione dell’eccesso o l’ostentazione del nulla.
Provocazione fine a se stessa
Ma c’è un abisso tra l’essere provocatori e l’essere strumenti. Il problema non è la pelle scoperta, ma il messaggio. È una sfida al sistema o solo l’ennesimo spettacolo fine a sé stesso? Quando Lady Gaga arrivò ai VMA avvolta in carne cruda, il suo gesto aveva un sottotesto, una critica all’industria della moda e al consumo eccessivo.
Quando Lizzo si presenta in abiti che sfidano gli standard di bellezza imposti, lancia un messaggio di body acceptance e di rottura con i canoni estetici tradizionali. Quando Rihanna ha mostrato la gravidanza con abiti trasparenti, ha ridefinito l’idea di maternità nell’industria musicale.
Bianca Censori, invece, sembra più un manichino di lusso nella scacchiera dell’ego smisurato del marito, che la trasforma in una sorta di opera d’arte performativa senza un vero messaggio dietro. Il punto è proprio questo: fino a che punto l’essere musa si trasforma nell’essere oggetto? La nudità è sempre stata un mezzo di espressione potente, ma quando diventa un esercizio vuoto di stile, il suo effetto si svuota come un vestito troppo trasparente. E se fosse proprio questa la vera provocazione? Forse la vera audacia oggi non sta nello svestirsi, ma nel riuscire a stupire senza dover per forza rimanere letteralmente in mutande.